CIAO, SONO TOMA
Sono nato che avevo già la parola. Per questo mi hanno chiamato Toma. Toma da Tommaso. Non certo un Tommaso qualunque! Pensate: Toma da san Tommaso d’Aquino, il santo filosofo che da bambino veniva chiamato il bue-muto. Bel contrasto, vero? Se lui era un bue-muto, io ero il pesce-parlante! Ma sempre filosofo, però!
Eh si! Perché avevo elaborato una personale filosofia di vita, e cercavo di diffonderla a tutti gli abitanti del mare. Indicavo loro quali comportamenti adottare, da quali forme di inquinamento sfuggire, come risalire dalle situazioni di emergenza. Insegnavo soprattutto come prendersi cura dell’ambiente o come salvaguardare l’intero patrimonio a nostra disposizione.
Insomma cercavo di convincerli che dovevamo essere maggiormente responsabili e che potevamo dare un altro senso alla nostra vuota esistenza. Ma, in una parola, ero sempre e solo io a tenere branco..ops! volevo dire banco! Nessuno degli altri pesci aveva avuto la mia stessa fortuna.
O chissà! Forse ero invece io ad essere sfortunato. Mi avevano perfino messo un paio di pantaloni. In questo modo anche da lontano, tutti potevano notare la mia differenza. Ed è così che sono cresciuto: parlavo e parlavo. Sempre e in qualunque posto mi trovassi. Anche se tutti, appena potevano, si allontanavano frettolosamente, o decidevano di cambiare direzione appena la mia presenza compariva davanti ai loro occhi.

UN GIORNO...
Mi sentivo diverso, è vero. Per come ero e per quello che rappresentavo. Fino a quando un giorno mi è accaduto qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita.
Ho ascoltato per caso la conversazione di alcuni pescatori che raccontavano della presenza di un mostro pericoloso in giro per il mondo.
Aveva un nome particolare: “globalizzazione dell’indifferenza”, e lo ritenevano il responsabile della più grande crisi sociale, ambientale, economica e morale che l’umanità avesse mai conosciuto. Per colpa di questo mostro, gli uomini avevano perso il senso della loro esistenza; provavano senso di smarrimento, angoscia, precarietà, insicurezza, forme di egoismo collettivo.
A sentire i due pescatori, in una città chiamata Kalopolis, la città-mondo bella, stavano organizzando addirittura una rivoluzione con l’obiettivo di distruggere questo grande mostro! Gli abitanti di Kalopolis , infatti , stanchi di assistere al degrado generale, avevano deciso di reclutare un esercito composto da tutti gli esseri di buona volontà , disposti a diventare gli eroi di un mondo nuovo. Non è che mi fosse tutto completamente chiaro, ma l’idea di partecipare ad una rivoluzione e diventare un vero eroe cominciava ad affascinarmi. E così decisi che era arrivato il tempo di dare una svolta alla mia vita.
Dovevo sottopormi alle selezioni per il reclutamento.

LA RETE
Prima di partire, però, pensai che fosse giusto dare anche agli altri pesci la stessa opportunità.
uindi decisi di andarli a trovare e di convincerli a seguirmi nella direzione di Kalopolis. Ero quasi sicuro, che prospettando l’idea di nuove mete , stavolta avrei avuto la loro attenzione. E così, presentandomi al’improvviso sulla loro strada, cominciai a raccontare tutto quello che avevo sentito dire dai due pescatori: di Kalopolis, del mostro, dell’esercito, della rivoluzione. Ma nemmeno questa nuova prospettiva riusciva a generare in loro un benché minimo entusiasmo. E così, mentre dicevo queste cose, l’ultimo pesce del branco nuotava già verso la direzione opposta. Ad uno ad uno tutti gli altri cominciarono a seguirlo, fino a quando la corrente li portò tutti via.
D’un tratto, però, il mare cominciò ad agitarsi, e comparve davanti ai miei occhi una grossa rete, che scendendo con forza negli abissi, intrappolava tutti quegli stessi pesci che poco prima mi avevano voltato le spalle. Io nuotai verso di loro cercando di strappare la rete per poterli salvare.
Ma non ci fu niente da fare. La rete fu tirata via con forza e per loro non ci fu alcuna speranza di sopravvivenza.
Così, amareggiato, proseguii per la mia strada.

A KALOPOLIS
L’indicazione mi apparve chiara all’orizzonte: Kalopolis. Mentre stavo per varcare la linea di confine ed entrare nel mare della città, mi accorsi di un grosso cartello poggiato sugli scogli su cui vi era scritto: - NON ENTRA CHI PRATICA L’INDIFFERENZA. Mi guardai intorno e , non vedendo nessuno, continuai per la mia strada. All’improvviso, però, una voce pronunciò il mio nome.
“Toma!- mi disse
Mi fermai di colpo anche abbastanza intimorito, e quella voce continuò:
- Toma! Toma!
- Chi è che parla?- chiesi
- Sono il guardiano di Kalopolis, incaricato di procedere alla pre-selezione di coloro che desiderano arruolarsi nell’esercito della rivoluzione.
Uno strano essere marino d’un tratto mi comparve davanti , e io gli dissi:
- Mi avete fatto paura, signore. Ma prego! Porgetemi tutte le domande del caso.
- In realtà io conosco già la tua provenienza e anche la tua storia.- mi disse
- Non so come abbiate potuto fare, ma saprete allora sicuramente che sono arrivato fin qui animato dalla mia grande buona volontà.- replicai
- Certamente! Ed è per questo che ti dico che hai già dimostrato di possedere il requisito fondamentale per entrare in questa città.
- E quale sarebbe? chiesi
- Esattamente quello riportato su quel grande cartello
Allora io provai a rileggerlo con attenzione: NON ENTRA CHI PRATICA L’INDIFFERENZA. Poi riguardai il guardiano negli occhi come a dire che non comprendevo cosa volesse dirmi. Mi feci coraggio e gli chiesi:- Ma non si chiamava proprio “indifferenza” quel mostro che dovevamo sconfiggere?
- Esattamente Toma- mi rispose. E aggiunse:- Ma per poterlo sconfiggere è necessario ucciderlo prima dentro di sè . E tu questo hai già dimostrato di saperlo fare.
- IO? E quando? Risposi sorpreso
- I tuoi amici pesci non ti hanno mai ascoltato. A loro non è mai importato niente di quello che dicevi. Tu ti sforzavi di convincerli a cambiare vita, a cambiare abitudini, a lottare per degli ideali. Ma loro continuavano solo a nuotare. Nuotare e nuotare.
Forse ero io a chiedere troppo. - replicai
- Ma lui continuava: - Nonostante tutto non hai esitato ad andare in loro aiuto, a tentare di farli uscire dalla rete che li aveva intrappolati. - Ho solo fatto ciò che ritenevo giusto, signore!

PHATOS
Dopo qualche minuto di silenzio, il custode mi disse di seguirlo.
- Dove andiamo?- gli chiesi
- Devi incontrare una persona che ti aspetta sulla riva.
- E chi sarebbe?
- Il sindaco di Kalopolis: si chiama Pathos
- Pathos? Che razza di nome è? E che cosa può volere da me un sindaco? Da me che sono solo un pesce!
- Lo scoprirai a breve.
E così arrivammo sulla riva. Da lontano intravidi una sagoma strana, con la testa a forma di cuore.
- Salve Toma! Ti stavo aspettando-mi disse
- Mi aspettava?
- Certamente – rispose. Attendavamo tutti questo momento. Sapevamo che prima o poi saresti arrivato
- E come mai?- chiesi sempre più sbigottito
- Vedi, Toma. Mi hanno molto parlato di te e della tua capacità di superare sempre ogni difficoltà.
- Ho sempre fatto solo quello che ritenevo più giusto.
- Ma altri non si sarebbero comportati nel tuo stesso modo.
- A cosa si riferisce?
- All’ ostinazione nel diffondere la tua filosofia di vita, alla tua decisione di partecipare alla rivoluzione, al tentativo di salvare i tuoi amici pur sapendo quanto loro ti avevano fatto soffrire! - Si ma ormai è roba vecchia!
- Erano delle prove, Toma. Prove a cui noi ti abbiamo sottoposto per verificare tutte le qualità che possiedi.
- Delle prove?
- Delle prove che hai brillantemente superato e che ci hanno dato la certezza che solo tu puoi metterti a capo della nostra rivoluzione.
- Io?
- Guardati intorno, Toma: guarda Kalopolis. Qui noi abbiamo recuperato un nuovo modello dell’essere umano, della vita, della società, della relazione con la natura. In questa città abbiamo sconfitto i miti della modernità come l’individualismo, il progresso indefinito, la concorrenza, il consumismo,il mercato senza regole e li abbiamo sostituiti con un diverso equilibrio ecologico: quello interiore con se stessi,quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi.
-Caspita- dissi io sorpreso. E allora la rivoluzione a cosa serve?
- A spargere i semi di Kalopolis in ogni parte del mondo. Qui noi abbiamo già distrutto il mostro dell’indifferenza! Ora il tuo compito sarà quello di distruggerlo ovunque e diventare, così, l'eroe di un Mondo Nuovo

ANIMALE SOCIAL
- Un attimo signor sindaco- aggiunsi. Ma se qui a Kalopolis siete stati così bravi, perché allora non guidate voi la rivoluzione?
- Perché non otterremmo gli stessi risultati! Noi abbiamo già fatto la nostra parte.
- E cioè ? chiesi incuriosito
- Ci siamo riuniti in una Assemblea permanente e abbiamo stilato una Dichiarazione dei doveri del cittadino di buona volontà che dovrai utilizzare per arruolare il tuo esercito.
- Ma io sono solo un pesce!
- Proprio per questo : tu sei nato e vissuto negli abissi profondi, ma non ti sei mai arreso ;in ogni circostanza hai sempre dimostrato di conoscere la strategia giusta per risalire a galla.
- E questo cosa centra?
- Gli uomini, caro Toma, si trovano nella tua medesima situazione. Sono caduti giù ,nel più profondo degli abissi, ma non sanno assolutamente come fare per poter risalire. Hanno bisogno che qualcuno li aiuti, che qualcuno indichi loro la strada per non farsi sopraffare e travolgere dalle onde.
- Ma se non mi hanno mai dato retta gli altri pesci, perché mai dovrebbero ascoltarmi proprio gli uomini?
- Perché a differenza dei tuoi amici , gli uomini non riusciranno ancora a vivere per molto con l’acqua alla gola. Credimi, Il tempo a loro disposizione sta per scadere.
- Ma come posso riuscirci?- chiesi ancora con disperazione.
- Da oggi avrai la possibilità di vivere anche sulla Terra, dove potrai incontrare persone, uomini e donne con cui lavorare e costruire la strategia migliore per edificare una città-mpndo veramente bella.
- E distruggere il mostro?
- Appena gli uomini avranno trovato la forza di risalire dagli abissi, per quel mostro, per quella maledetta “globalizzazione dell’indifferenza” non ci sarà via d’uscita
- E il mare?
- Quando avrai voglia di navigare potrai farlo in una rete moderna! Così se per Aristotele l’uomo era un animale sociale, tu, Toma sarai il primo animale social! Che ne pensi?
- Non so! Non capisco. E se poi la deludo?
- Toma non avere paura! E’ la sfida più bella che ti potesse capitare !
- Va bene. gli risposi . Allora vado!
- Vai Toma! - mi disse - Il mondo ha bisogno di te!